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222 orlando innamorato [St. 31-34]

         Oltra di ciò, quando pur gionto sia,
     Era quella Medusa una donzella,
     Che al Tronco del Tesor stava a l’ombria.
     Chi prima vede la sua faccia bella,
     Scordasi la cagion de la sua via;
     Ma chiunche la saluta, o li favella,
     E chi la tocca, e chi li sede a lato,
     Al tutto scorda del tempo passato.1

         Quello animoso amante via cavalca
     Soletto, o ver da Amore acompagnato.
     Il braccio de il mar Rosso in nave varca,
     E già tutto lo Egitto avea passato,
     Ed era gionto nei monti di Barca,
     Dove un palmier canuto ebbe trovato;
     E ragionando assai con quel vecchione,
     Della sua andata dice la cagione.

         Diceva il vecchio a lui: Molta ventura
     Or t’ha condotto meco a ragionare;
     Ma la tua mente pavida assicura,
     Ch’io te vo’ far il ramo guadagnare.
     Tu sol de entrare a l’orto poni cura;
     Ma quivi dentro assai è più che fare:
     Di Vita e Morte la porta non se usa,
     E sol per Povertà viense a Medusa.

         Di questa dama tu non sciai la istoria,
     Chè ragionato non me n’hai nïente;
     Ma questa è la donzella che se gloria
     Di avere in guardia quel Tronco lucente.
     Chiunche la vede, perde la memoria,
     E resta sbigotito nella mente;
     Ma se lei stessa vede la sua faccia,
     Scorda il tesoro e de il giardin se caccia.

  1. Mr. umbria.