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122 orlando innamorato [St. 23-26]

23 E gionto era alle spalle al saracino,
     Che roïnando gli altri avanti caccia
     E già per terra avea disteso Avino,
     Ferito crudelmente nella faccia.
     Come un gran vento nel litto marino
     Leva l’arena e il campo avanti spaccia,
     Così quel crudo con la spada in mano
     Tutta la gente manda morta al piano.

24 Per l’aria van balzando maglie e scudi,
     Ed elmi pien di teste, e braccie armate,
     Ma benchè taglia come corpi nudi
     Sbergi e lameri e le piastre ferrate,
     Pur rivoltava spesso gli occhi crudi
     Alle sue gente rotte e dissipate,
     E tutta via mirando alla sua schiera,
     Facea battaglia avanti orrenda e fiera.

25 Quale il forte leone alla foresta,
     Che sente alle sue spalle il cacciatore,
     Squassando e crini e torzendo la testa
     Mostra le zanne e rugge con terrore;
     Tal Rodamonte, odendo la tempesta
     Che faceano e Lombardi, e ’l gran furore
     Della sua gente rotta e posta in caccia,
     Rivolta a dietro la superba faccia.

26 Sua gente fugge, e chi più può sperona:
     Beato se tenìa chi era il primiero.
     Re Desiderio mai non li abandona,
     Anci li caccia per stretto sentiero.
     A lui davanti è il conte di Cremona,
     Qual fu suo figlio e fu bon cavalliero,
     Dico Arcimbaldo, e seco a mano a mano
     Vien Rigonzone, il forte parmesano.