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136 orlando innamorato [St. 11-14]

11 Benchè gran colpi menasse Aridano,
     Non avea ponto Orlando danneggiato,
     E giva sempre il suo bastone invano.
     Ma il conte, che è di guerra amaestrato,
     Menava bene il gioco d’altra mano,
     E già l’aveva in tre parte impiagato,
     Nel ventre, nella testa, nel gallone:
     Fuora uscia il sangue a grande effusïone.

12 E, per non vi tenire a notte scura,
     L’ultimo colpo che Orlando li dona,
     Tutto lo parte, insino alla centura,
     Onde la vita e il spirto lo abandona,
     E cadde morto sopra a la pianura.
     Quivi d’intorno non era persona;
     Altro che il monte e il sasso non appare,
     Pur guarda il conte e non sa che si fare.

13 La bianca ripa che girava intorno,
     Non lasciava salire al monticello,
     Quale era verde e de arboscelli adorno,
     Tutto fiorito a meraviglia e bello.
     E dalla parte ove apparisce il giorno,
     Era tagliata a punta di scarpello
     Una porta patente, alta e reale:
     Più mai ne vidde il mondo un’altra tale.

14 Guardando, come ho detto, intorno Orlando
     Scorse nel sasso la porta tagliata,
     E verso quella a piede caminando
     Vien prestamente e gionse su l’intrata;
     E de ogni lato quella remirando,
     Vide una istoria in quella lavorata
     Tutta di pietre precïose e d’oro,
     Con perle e smalti di sotil lavoro.