Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/165

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[St. 19-22] libro ii. canto ix 155

19 - Attienti, cavalliero, a quella chioma,
     Che nella mano hai volta, de Ventura,
     E guarda de iustar sì ben la soma,
     Che la non caggia per mala misura.
     Quando costei par più quïeta e doma,
     Alor del suo fuggire abbi paura,
     Chè ben resta gabbato chi li crede,
     Perchè fermezza in lei non è, nè fede. -

20 Così parlò la dama scolorita,
     E dipartisse al fin del ragionare;
     A ritrovar sua grotta se n’è gita,
     Ove se batte e stasse a lamentare.
     Ma il conte Orlando l’altra avea gremita,
     Come io vi dissi, e, senza dimorare,
     Or con minaccie or con parlar suave
     De la pregion domanda a lei la chiave.

21 Ella con riso e con falso sembiante
     Diceva: - Cavalliero, al tuo piacere
     Son quelle gente prese tutte quante,
     E me con seco ancor potrai avere;
     Ma sol de un figlio del re Manodante
     Te prego che me vogli compiacere;
     O mename con seco, o quel mi lassa,
     Chè senza lui serìa de vita cassa.

22 Quel giovanetto m’ha ferito il core,
     Ed è tutto il mio bene e ’l mio disio,
     Sì che io te prego per lo tuo valore
     Che hai tanto al mondo, e per lo vero Dio,
     Se a dama alcuna mai portasti amore,
     Non trar di quel giardin l’amante mio.
     Mena con teco gli altri, quanti sono,
     Chè a te tutti li lascio in abandono. -