Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/271

Da Wikisource.
[St. 51-54] libro ii. canto xv 261

51 E, poco stando, se levarno a volo,
     L’un dopo l’altro verso il cel saliva.
     Ranaldo a l’erba si rimase solo;
     Amaramente quel baron piangiva,
     Perchè sentia nel cor sì grande il dôlo,
     Che a poco a poco l’anima gli usciva,
     E tanta angoscia nella fine il prese,
     Che come morto al prato se distese.

52 Mentre che tra quei fior così iacea,
     E de morire al tutto quivi estima,
     Gionse una dama in forma de una dea,
     Sì bella che contar nol posso in rima,
     E disse: - Io son nomata Pasitea,
     De le tre l’una che te offese in prima:
     Compagna dello Amore e sua servente,
     Come vedesti e provi di presente.

53 E fu quel giovanetto il dio d’Amore,
     Qual te gettò de arcion come nemico;
     Se contrastar ti credi, hai preso errore,
     Chè nel tempo moderno o ne l’antico
     Non si trova contrasto a quel segnore.
     Ora attendi al consiglio che io te dico,
     Se vôi fuggir la dolorosa morte;
     Nè sperar vita o pace in altra sorte.

54 Amore ha questa legge e tal statuto,
     Che ciascun che non ama, essendo amato,
     Ama po’ lui, nè gli è l’amor creduto,
     Acciò che ’l provi il mal ch’egli ha donato.
     Nè questo oltraggio che te è intravenuto,
     Nè tutto il mal che puote esser pensato,
     Se può pesar con questo alla bilancia,
     Chè quel cordoglio ogni martìre avancia.

5. Mr. e P. omm. il. — 19. P. Se voi contender seco. — 21. MI. trovo. - 2a T. e MI. 7 ; T. « Mr. eh* gli.