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[St. 27-30] | libro ii. canto xvi | 273 |
27 Ma il re Agramante, che porta il quartero
Nel scudo e sopravesta azuro e d’oro,
Sopra di Sisifalto, il gran destriero,
Se muove furïoso e dà tra loro.
Mulabuferso, quel forte guerrero,
Che regge de Fizano il tenitoro,
Fu da Agramante de uno urto percosso,
E cadde a terra col destrier adosso.
28 Ed Agramante per questo non resta,
Ma per la schiera volta il gran ronzone,
E gionse Mirabaldo in su la testa,
E tramortito lo trasse de arcione.
Questo era re di Borga e di gran gesta:
La insegna di sua casa era un montone
Ritratto in campo bianco a bel lavoro;
Negro è il montone ed ha le corne d’oro.
29 Lui cadde a terra, e il re non si rafina
Ferendo intorno e di furore acceso;
Il re Gualcioto di Bellamarina
De un colpo abatte alla terra disteso.
Questo nel scudo avea la colombina,
Con un ramo de oliva in bocca preso;
Bianca è la colombina e il scudo nero,
Ed a tal guisa ancor fatto il cimero.
30 Facea Agramante prove a meraviglia,
E benchè sia da molti accompagnato,
Alcun già di prodezza nol simiglia.
Il re di Tremison gli era da lato,
Che al scudo d’oro ha la rosa vermiglia:
Alzirdo il campïone è nominato;
E Folvo era con seco, il re di Fersa,
Che ha il scudo azuro e de oro una traversa;
18. P. Boltìa. — 16. MI. bianco ha. - 16. MI. omm. è. - 21. V. fatto è' 30. P. Alz. il cavaliero.
Boiardo. Orland^o innamorato. Voi. H. J8