Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/298

Da Wikisource.
288 orlando innamorato [St. 27-30]

27 Ed avantosse contra a Manilardo,
     Nè più de’ primi fu questo diffeso;
     Benchè tra gli altri assai fusse gagliardo,
     Rimase allora in su il prato disteso.
     Quando Agramante a ciò fece riguardo,
     Fu ben de invidia grande al core acceso,
     Che un altro avesse più di lui valore,
     Stimando assai per questo esser minore.

28 E destinato veder se Brunello
     Potesse il campo contra a lui durare,
     Mossese ratto, che parbe uno uccello.
     Sopra a Rugiero un colpo lascia andare,
     E gionse di traverso il damigello,
     E quasi il fece a terra trabuccare;
     Ma pur se tenne nello arcion apena,
     Presto se volta ad Agramante e mena.

29 Era il cimero e la insegna reale
     Tre fusi da filare e una gran rocca;
     Rugier, che gionse il re sopra al frontale,
     Roppe le fuse e a terra lo trabocca.
     A’ soi sequaci ciò parbe gran male,
     Onde ciascuno il giovanetto tocca:
     Alzirdo, Bardulasto e Sorridano,
     Ciascun quanto più pô, mena a due mano.

30 Quel Sorridano è re della Esperia,
     Ove il gran fiume Balcana discende,
     Qual crede alcun che il Nil d’Egitto sia,
     Ma chi ciò crede, poco se n’intende.
     Or questi tre che io dissi, tuttavia
     Ciascun quanto più pô Rugiero offende;
     Chi di qua chi di là mena tempesta,
     L’un per le braccie e l’altro per la testa.

1. P. aeventossi. — 7. MI. più di lui; Mr. avesse jiih valore; P. più di sè, — 21. MI. e Mr. parbe.