Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/404

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394 orlando innamorato [St. 55-58]

55 Come ne vene! E’ par che metta l’ale!
     E pure ha un gran poltrone armato adosso;
     Per manco nol darebbe come il vale,
     Nè lasciarebbe del suo pregio un grosso.
     E veramente che io faccio ben male
     Ferire a quel meschin, ma più non posso;
     Qua fusse Orlando con Ranaldo a un fasso,
     Chè io so che a un colpo l’uno e l’altro passo. -

56 Così dicendo il re, che è bravo tanto,
     Un tronco for di modo ebbe arestato.
     Ranaldo ne venìa da l’altro canto,
     E l’uno a l’altro a gran corso è scontrato;
     Quel roppe il tronco grosso tutto quanto,
     E questo lui passò da l’altro lato,
     Dico Ranaldo il passa, e la sua lancia
     Dietro alle spalle un gran braccio gli avancia.

57 Poi lo urta a terra e quella asta abandona,
     E dà tra gli altri con Fusberta in mano.
     Forte era Calabron, re de Aragona,
     Quanto fosse nel campo altro pagano,
     Ad ogni prova de la sua persona.
     Costui, veggendo il senator romano
     Che vien spronando con la lancia a resta,
     Verso di lui se mosse a gran tempesta.

58 Chi li avesse cernuti ad uno ad uno,
     Duo più superbi non avea quel campo,
     Come era quel Larbino e Calabruno,
     Che contra al conte vien con tanto vampo;
     Benchè gli serìa meglio esser digiuno
     Di cotal prova e di cotale inciampo,
     Chè il conte lo passò da banda a banda,
     E morto for de arcione a terra il manda.

1. T. e Mr. ventie. — «. T. e Mr. omm. a. — 12. P. V uno e.