Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/159

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Aristotale, difinendo il credibile per lo possibile, voglia dire niuna cosa poter esser credibile se non è possibile. E pur sappiamo ch’egli stesso avvisa molte cose esser possibili e non credibili, e molte credibili e non possibili: ove aggiugne che al poeta posson convenir più tosto le credibili e non possibili che le possibili e non credibili. Dunque non par vero quel che Aristotale dice nella prima proposizione: Cre- dibile guidem est, quod fieri potest. La seconda è questa: Quae vero nondum facta fuisse scimus, fieri guidem posse parum credimus; qtiae vero facta fieri guidem potuisse ambigit nemo. Ove par ch’Aristotale non abbia per credibili quelle cose che per l’addietro non sono state giammai: e la stessa opinione egli ebbe ancor nella Meteora. E, s’io non erro, questa opinione in lui nacque dalla opinione ch’egli ebbe della eternità del mondo. Onde si come presso i platonici, che voglion che ? mondo non abbia mai d’aver fine, non sa- rebbe credibile che fosse mai stato per l’addietro quel che per l’avvenire, nel giro di que’ loro infiniti anni grandi, non è per esser mai; cosi anche presso Aristotale, che vuoi che ? mondo non abbia mai avuto principio, non par credibile che possa avvenir ormai cosa, la quale per l’addietro in tutta la eternità non sia avvenuta giammai. Ma, lasciando gli errori che nascon da maggiori errori, diciamo che presso lo stesso Ari- stotale non ha dubbio che molte cose possono esser credibili, le quali perٍ non sono state giammai. Anzi egli insegna in molti luoghi ch’ai poeta convien di narrar le cose non come sono state, ma com’è credibile che sieno state: ove, mentre distingue tra quel ch’è stato e quel ch’è credibil che sia stato, chiaramente dimostra che puٍ esser credibile anche quel che non è stato. Oltrecché il Fiore d’Agatone, come abbiamo da Aristotale, fu una tragedia tutta favolosa, senza alcun fon- damento d’istoria, e nondimeno la commenda e dice che piacque: e pur non l’avrebbe commendata, né sarebbe pia- ciuta, se non fosse stata credibile, che senza il credibile il poema non merita loda e non apporta diletto: si che non par né anche vero quel che Aristotale dice nella seconda proposizione: