Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/160

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Quae nondum facia fuisse scimus, fieri quidem posse parum credimus, con quel che siegue. La esplicazione di questo luogo d’Aristotale ci pone in man quello appunto che andiamo cercando, perocché di qui potremo aver qualche indirizzo di provar la verisimilitudine delle cose. È dunque da ricordarsi che in questo luogo Aristotale va dimostrando come la verità de’ nomi istorici che si ritengon nelle tragedie accrescono il verisimile del favoloso; e vuoi darci ad intendere quanta luce apporta il vero al finto. Nella prima proposizione adunque: Credibile quidem est quod fieri polest, non vuoi dire che non sieno credibili se non quelle cose che son possibili, perché son credibili alcune cose non possibili, ed incredibili alcune possibili; ma vuoi dir che in somma, comu- nemente parlando, il possibile giova assai al credibile, e che ? potersi fare è principio del potersi credere. Nella seconda poi, ove Aristotale soggiugne: Quae vero nondum facta fuisse scimus, fieri quidem posse parum credimus, quae vero facla fieri qui- dem potuisse ambigit nemo, non vuoi dir che solo quel che talora è stato sia credibil che possa esser, ma vuoi dire che dalla verità di quel eh1 è stato molta fede s’acquista al veri- simile di quel che si finge. Che è quello indirizzo appunto che da principio proponemmo di andar cercando, per provar la verisimilitudine delle cose. Perché potremo ormai dimostrar quelle cose esser verisimili, che altre volte in qualche modo sono state: la qual cosa, perché fa molto al proposito nostro, abbiamo ora più distintamente da ricercarne. VI. Come dalla v(eritل di quello che è o che è stato SI FORMI IL VERISIMILE DI QUELLO CHE È FINTO: E TUTTO all’amor di Celia conviene. — In tre maniere principal- mente avviene che dalla verità di quel che è o che è stato acquisti verisimiglianza quel che si finge. La prima è, quando la cosa che si finge non è ned è stata cosi tutta insieme quale ella si rappresenta, ma son bene o sono state le sue parti se- paratamente, ed il congiugnimento delle quali non porta seco alcuna aperta ripugnanza. Con l’esemplo mi dichiaro. I Ciclopi,