Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/181

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CAPO SECONDO SE SI POSSA AMAR PIظ D’UNO AD UN TEMPO I. Si pruova non potersi amar più d’uno ad un tempo. — Molti saran forse coloro, i quali, non ricusando di conceder semplicemente che si possa amar più d’uno, non vorran poi mica acconsentir che più d’uno si possa amare ad un tempo; e molte e belle ragioni per avventura ne potrebbono addurre. Veggiam se noi sappiamo alcuna sottrarne. Amor, dirلn for- s’eglino, non è altro che desiderio, o certo egli non è senza desiderio, al qual desiderio siegue un movimento, per cui l’amante nella cosa amata va a trasformarsi, per esser con quella perfettamente unito. Che l’amor sia desiderio il dicono Teofrasto, Leone Ebreo ed altri. Che non sia senza desiderio il dicon tutti. Che sia movimento, il dice Agostino: Amor motus in amaium: ed altrove: Amor meus, pondus meum, eo feror quocumque feror. Che sia trasformazione il dicono tutte le scuole: e divinamente Agostino: Si terrant amas, terra es: si Deum amas (quid vis ut dicatn), Deus es. Ecco la trasfor- mazione, per forza della quale dicesi : Moritur quisquís amai. Onde il Petrarca, invocando Amore, il chiamٍ: o viva morte, o dilettoso male, traendolo da Orfeo, che il nomٍ con voce greca significante dolce-amaro e morte volontaria: amaro perché è morte, dolce perché è volontaria. Che sia unione o desiderio d’unione il disse (ma impudicamente) Lucrezio, insegnaronlo santamente Dionigio e Tomaso, dichiarollo graziosamente Piatone, in- troducendo due amanti a chiedere a Vulcano che nella sua fucina con gli stromenti suoi, fondendoli, ambidue loro in un solo riformasse; e vivamente dimostrollo Artemisia, mentre le ceneri dell’amato consorte bevendo, diede molto bene ad intendere il desiderio ch’ella avea di vivere, a dispetto della G. BoNARELLi, Filli di Sciro. 12