Pagina:Bonarelli, Guidubaldo – Filli di Sciro, 1941 – BEIC 1774985.djvu/87

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          quell’estinta beltade,
          quell’ossa incenerite,
          e sotto ? cener loro
          serbai vivo il mio foco.
          Ben tu ? sai, che sovente
          vedesti, e te ne ’ncrebbe,
          il mio talento in ombra.
          Non puٍ dunque, non puote
          la mia creduta morte
          farmi parer men grave
          o la sua colpa o la mia pena. Ahi lassa,
          egli è ’nfedele, egli è ’nfedele, ed io
          sono infelice! Omai
          non ha scusa il suo error, non ha riparo
          il mio tormento. Ahi, dunque
          che debb’io far, che mi consiglia (amore
          non dirٍ, no, ch’amore
          contra l’infedeltà perde ? consiglio)
          che mi consiglia il mio furore? il mio
          disperato furore?
          Serp.Figlia, vien meco, o lascia
          ch’i’ vada a trovar Tirsi.
          Vo’ ch’ei ti riconosca,
          vo’ vedergliti a fronte.
          Udrem ciٍ ch’ei ne dica;
          prenderem poi consiglio.
          Clori.Ch’ei mi riveggia? Ahi non ho tant’ardire!
          Sento che mal sicuro
          avanti agli occhi suoi sarà ? mio sdegno,
          il mio sdegno, che pur a mia salute
          convien ch’io serbi intero.
          Ah non più, non più mai!
          Serp.Sí, vo’ ben io
          ch’ei ti riveggia (e tu negar noi dèi),
          se non per tuo conforto,
          almen per suo tormento.