Pagina:Boselli - Discorsi di guerra, 1917.djvu/192

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Ah sì, da questo Campidoglio vada a coloro che combattono, e che si accingono a combattere per la libertà delle Nazioni, il saluto ardente e fraterno della nostra ammirazione, vada l’augurio sicuro della vittoria gloriosa.

La Esposizione, che noi oggi inauguriamo, è documento di storia imperitura; e perciò era degna ed è degna di venire accolta in questa sede. Questa Esposizione corrisponde a tutto ciò che in queste ore esalta il nostro pensiero, commuove le anime nostre, perchè noi viviamo sopra tutto con coloro che combattono per l'Italia nostra e per la civiltà del mondo. E primamente con i soldati che conduce il consorte vostro - o esimia Presidentessa dell’Istituto dei Mutilati - con i soldati che il consorte vostro conduce tra il plauso ed il palpito di tutta Italia: al modo stesso che un giorno Carlo Cadorna compendiò in sè l’anima ed il pensiero del Piemonte, quando riceveva dalle mani di Carlo Alberto quel patrimonio di libertà, che trasmetteva a Vittorio Emanuele II: al modo stesso che Raffaele Cadorna compendiò in sè l’anima e il pensiero di tutta Italia, quando compiva in Roma l’unità nazionale; e in quel giorno si congiungevano e conciliavano nelle libertà: fede e patria.

La guerra che oggi si combatte è lotta dell’umanità e della civiltà contro un nuovo sogno di Monarchia universale; e da questa guerra formidabile una nuova storia incomincia.

Ed è bello ed è giusto che questa nuova storia si auspichi da Roma, dove non solo, come disse testè un oratore che avvinse gli animi nostri, si combattè contro