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delitti dall’assassinio all’ingiuria, alla denuncia; a noi, nulla.

Voi avreste preferito, nel dolore che vi ha colpiti, il silenzio vile e le lagrime ipocrite.

Ciò è buono per voi che siete dei bastardi, dei preti, degli schiavi del potere, dei venduti.

Per noi, che siamo degli uomini liberi, che non temiamo nulla, nè nessuno, noi diciamo altamente, apertamente, pubblicamente ciò che pensiamo, disprezzando di curvarci, se vi piace o no.

Quando nel 1891, nella piazza di S. Croce a Gerusalemme, a Roma, poco mancò che fossi assassinato dai vostri sbirri per ordine del transfuga Nicotera, voi ve ne rallegraste a tal punto da pubblicare nella vostra stampa poliziesca: avremmo eretto un monumento al soldato che ci avesse sbarazzati per sempre di Cipriani.

Nulla di straordinario quindi, che, a mia volta, mi rallegri della morte di uno dei vostri.

Del vostro dolore ipocrita e interessato me la rido, perchè so che questo non è che un giuoco di interesse.

Voi battete la gran cassa per avere del danaro, degli impieghi, delle decorazioni, infine qualche cosa.

Il vostro nuovo re, non abbiate paura, si incaricherà della vostra pagnotta e certamente il vostro impiego infame di delatori, di spioni, di poliziotti e di denunciatori vi sarà assicurato.

Fra noi socialisti rivoluzionari — parlo in mio nome — e voi, vi è una guerra a morte; guerra in nome della giustizia che avete prostituita, della libertà che avete uccisa, dei lavoratori che avete affamati, del popolo che avete asservito, dell’Italia che avete avvilita e disonorata, della ricchezza che avete rubata.

Per il nostro ideale noi sappiamo combattere,