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No, essi si sono sempre arrogato il diritto infame e sanguinario di farli massacrare a migliaia.
Non vi è nazione che non sia stata inondata di sangue proletario; non vi è capo di governo teocratico, autocratico, monarchico o repubblicano che non abbia freddamente ordinati i suoi massacri.
Noi ne sappiamo qualche cosa.
La vita diviene inviolabile e sacra quando è in giuoco la testa di un coronato; cessa di essere tale quando si tratta di quella di un disgraziato lavoratore.
No; la vita deve essere sacra per tutti, o per nessuno.
Se uccidere è un delitto, i re sono i più grandi delinquenti del mondo. La morte chiama la pena di morte. Ciò è scritto in tutti i codici, vere leggi del taglione.
Ma i codici pure sono stati fatti contro il popolo, non contro tutti i delinquenti, perchè quando c’è un proletario che viola la legge gliela applicano spietatamente. Quando è qualcuno della classe dirigente, questa stessa legge è clemente e buona; essa dorme e non colpisce mai.
Il popolo, questo eterno perseguitato, si è fatto un codice a sè. Non potendo contare sulla giustizia di quelli che governano, se la fa da sè.
Egli colpisce quegli che lo colpisce.
Quando è un presidente di repubblica che uccide ingiustamente, è Carnot che cade; se è un re, è Umberto; se un presidente di Ministri Canovas.
Caserio, Angiolillo e Bresci non sono dei delinquenti, sono dei vendicatori; la storia aggiunge che sono degli eroi, perchè sarà sempre un eroismo l’osare di colpire un potentato in pieno giorno in mezzo alla folla circondato dai suoi soldati e dai suoi sbirri.
Immolarsi ad una morte certa, o ai lunghi sup-