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plizii della cella, peggiori della morte, per vendicare le vittime di un re, è veramente grande.

È la storia che ce l’insegna, che me l’ha insegnato: la storia ha ragione.

La storia ha ragione di bollare i tiranni e glorificare i coraggiosi che in ogni tempo li hanno atterrati. È questa storia che chiama eroi Armodio Aristagitone e la forte Liona che si votarono alla morte per liberare la Grecia da Pisistrate.

Un eroe Cassio Cherrea che uccide Calligola. Degli eroi Bruto e Cassio che in pieno Senato romano uccisero Giulio Cesare, il quale non aveva massacrato nessun romano, ma che voleva farsi signore di Roma.

Cromwell che fece cadere la testa di Carlo I, fu un eroe, un liberatore.

In Francia e fuori nessuno penserebbe di chiamare assassini e delinquenti i grandi del 1793 che fecero cadere la testa di Luigi XVI, di sua moglie e di sua sorella Elisabetta.

Danton, quando i coalizzati valicarono le frontiere della Francia, gridò alla Costituente: Gettiamo loro come sfida la testa del re! E nella seduta del 15 gennaio 1793 montò la tribuna per dire: Si tratta di far cadere sotto la mannaia della legge la testa del tiranno.

Nella medesima seduta, Cambacères, divenuto in seguito Grande Ciambellano dell’Impero, gridò: Cittadini: Decretando la morte dell’ultimo re dei Francesi avete compiuto un atto di cui la memoria non si cancellerà e che sarà inciso dal bulino dell’immortalità, nei fasti delle nazioni.

E Victor Hugo, nel suoi Chatiments:

Le plus haute attentat que puisse faire un homme
C’est de lier la France ou de garroter Rome,
C’est quelque soit le lieu, le pays, la citè,
D’òter l’ame à chacun, à tous la libertè,
Des que ce grand forfait est commis point de grace.