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e di rabbia, i tetri soliloqui precursori di follia, spettro inevitabile della terribile solitudine, dell’indebolimento di tutto l’essere, causato da una nutrizione ripugnante, cattiva e insufficiente.

Se la mancanza di sonno vi abbrutisce, la fame vi fa delirare, vi morde lo stomaco, vi contorce le budella, vi dà la nausea e provoca degli incubi terribili e degli svenimenti che talvolta durano delle ore.

Non aria, non passeggiate, nè visite, nè notizie dal di fuori e specialmente dalle persone che vi sono care, non una voce che vi dica una parola in questa vita, piena di amarezze e di spasimi.

Abbandonati, gettati nelle mani di esseri miserabili, crudeli, feroci, spietati e vili, per la minima infrazione dell’insopportabile regime, per un motto, uno sguardo, un gesto, vi diminuiscono il cibo già quasi nullo, vi restringono colla camicia di forza, soffocano le vostre grida col bavaglio e colla segreta sotterranea. Al minimo segno di impazienza o di rivolta si è afferrati, battuti a colpi di sacchetti di sabbia nello stomaco. I più fortunati sono quelli che soccombono presto. Ma gli sbirri si regolano in modo che ciò non avvenga quasi mai: tale è la consegna.

Questi dolori, queste sofferenze, sono così grandi, così variati e molteplici e talmente insopportabili che dei disgraziati abbandonati da tutti e messi nell’impossibilità assoluta di suicidarsi si ribellano e colpiscono i loro sbirri per essere ammazzati, assassinati di un colpo.

Quante volte ho inteso le grida strazianti di queste vittime oscure colpite in tal modo accanto a me!

Il mio orecchio era talmente esercitato che potevo dire: Questo é rimasto sul colpo, quello agonizza.

Un altro dei supplizii inenarrabili è quello del-