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38 rime (68)


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  Un gigante v’è ancor, d’altezza tanta
che da’ sua occhi noi qua giù non vede,
e molte volte ha ricoperta e franta
una città colla pianta del piede;
al sole aspira e l’alte torre pianta5
per aggiunger al cielo, e non lo vede,
ché ’l corpo suo, così robusto e magno,
un occhio ha solo e quell’ha ’n un calcagno.
  Vede per terra le cose passate,
e ’l capo ha fermo e prossim’a le stelle;10
di qua giù se ne vede dua giornate
delle gran gambe, e irsut’ ha la pelle;
da indi in su non ha verno né state,
ché le stagion gli sono equali e belle;
e come ’l ciel fa pari alla suo fronte, 15
in terra al pian col piè fa ogni monte.
  Com’a noi è ’l minuzzol dell’arena,
sotto la pianta a lui son le montagne;
fra ’ folti pel delle suo gambe mena
diverse forme mostruose e magne:20
per mosca vi sarebbe una balena;
e sol si turba e sol s’attrista e piagne
quando in quell’occhio il vento seco tira
fummo o festuca o polvere che gira.
  Una gran vecchia pigra e lenta ha seco,25
che latta e mamma l’orribil figura,
e ’l suo arrogante, temerario e cieco
ardir conforta e sempre rassicura.
Fuor di lui stassi in un serrato speco,
nelle gran rocche e dentro all’alte mura;30
quand’è lui in ozio, e le’ in tenebre vive,
e sol inopia nel popol prescrive.