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ed il primo sospiro che ti partono dal cuore siano per il tuo

Ermanno».


Ermanno a Laura.

18 Agosto

«Grazie, mille volte grazie, la tua cara lettera fece completa la mia felicità; io non so dirti quante volte l’abbia letta e riletta, ed ancora mentre ti scrivo, tengo spiegato innanzi a me quel piccolo foglio di carta, che mi fece tanto bene. — Le rugiade della sera, il sole del mattino non sono sì benefichi al fiore come lo furono per l’anima mia le tue dolci espressioni che mi rimasero impresse nella mente a caratteri indelebili. — Dunque mia cara Laura, tu pensi sempre al tuo povero Ermanno? tu mi ami sempre come prima, e lascia che prostrato a te dinnanzi, angelo mio, io te ne renda grazie, lasciami dire che le tue care parole operarono in me la più santa delle rigenerazioni.

«Oh! io non so descrivere la mia felicità, ma tu devi comprenderla; fra i nostri cuori esiste una tal relazione, per cui si svela ogni mistero dei nostri affetti, direi quasi che tutto ciò che mi hai scritto, io l’ho già ascoltato altre volte dal tuo labbro. Dove.... quando? Non lo so. — Forse i nostri pensieri sprigionandosi dall’angusta cerchia in cui sono costretti, per librarsi ai voli dell’infinito, si incontrano talora per via, si confondono scambiandosi il loro secreto. Le tue idee sono allora le mie, ed unificati mercè di questa corrente misteriosa, ci parliamo spesso quel linguaggio che va diritto al cuore, agitandolo dolcemente.

«Tutto ciò è follia m’avveggo, le mie parole sanno