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i conti di ventimiglia 11

il povero Pastore fu costretto a lasciar l’Italia. Alcuni anni dopo però Adalberto di Toscana riebbe la sua buona grazia, ne ottenne l’assoluzione, quia conversum et fidelem circa sanctam Romanam Ecclesiam et nos cognovimus.

Si fu allora che ponendo in oblio le sofferte ingiurie papa Giovanni divenuto suo protettore (verso 879), scriveva per raccomandarlo a Bosone, conte di Provenza, in questi termini: de parte quoque Adalberto gloriosi marchionis seu Rotildae comitissae coniugis eius cognoscat nobilitas vestra quod vobis in omnibus fideles et devotos amicos eos esse cognoscimus. Ideo rogamus ut eorum comitata in provincia posita sicut iam tempore longo tenuerunt ita deinceps pro nostro amore securiter habeant. Come dianzi lo dicemmo questi contadi in Provenza posseduti da Adalberto di Toscana sono certo quelli di Ventimiglia ed Albenga1. E anzi da credersi che a quell’epoca questo marchese distaccasse dal suo marchesato questi contadi in favore del figlio Bonifacio e quelli di Garfagnana e Lunigiana li avesse per diritto di allodio o che alla morte di Adalberto a Bonifacio fossero caduti in retaggio.

La ragione cronologica ci autorizza eziandio a supporto che il detto Bonifacio fosse padre del C.te Guido indicato nella mentovata donazione del Monastero di S. Michele nel 954. Un’altra ragione ci si appalesa poi considerando che in quell’atto il C.te Guido stabilisce che i Benedettini dovranno accordar loro ospitalità del Monastero di Ventimiglia e perciò se a quell’epoca i Conti non risiedono ancora in

  1. Nell’atto d’accordo passato fra la regina di Sicilia duchessa d’Angiò Yolanda e il duca Amedeo di Savoia alli 5 ott. 1419 per confermare a riconoscere a Casa Savoia il possesso di Nizza, si dice di Ventimiglia: qui quidem comitatus Vintimilii est ab antique et esse solet in, et de, seu sub comitatu Provinciae. V. Dupuy, Traité des droits du roy.