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18 e. cais di pierlas

su tale riguardo, poichè quell’atto non necessario a provare i loro diritti secolari su Seborga, essi presentarono come titolo autentico di possesso, mentre il medesimo conteneva una condizione sfavorevole al loro monastero, cioè la sostituzione in favore dell’Abbazia di Montemajor d’Arles in caso di cessione, diritto di sostituzione che da verun altro documento non appariva e che costò loro gravi imbarazzi.

Desta pur meraviglia che le varie autorità ecclesiastiche e secolari cui moltissime volte si presentò quel documento non avessero mai avuto a sospettarne l’autenticità. Noi vediamo anzi l’avvocato Lea, che d’incarico del Re di Sardegna contrattò e conchiuse la rendita di Seborga ed esaminò quel titolo, non aver dubbi in proposito. Fu solo verso l’anno 1757 che ne fu rilevata la falsità in Torino dagli Archivisti di Corte. Dobbiamo però aggiungere che l’abbate Gioffredo, cui dalla lettura di una copia di quel documento era nata legittima diffidenza, ci narra che si recò apposta a Sant’Onorato onde meglio esaminare l’originale diploma e che questo esame lo convincesse pienamente della sua falsità.

Questo diploma infatti è di una così grossolana fattura che da sè pare tradirsi.

La pergamena ci appare ad arte invecchiata, i caratteri della scrittura non sono per nulla quelli dell’epoca, l’insieme dello stile e delle voci non è conforme al gusto dell’epoca, finalmente gli errori cronologici più manifesti valgono a togliergli tutto quel rispetto a quel prestigio, che ispirano quelle venerande reliquie del passato.

L’imperatore Ludovico, Idelfonso d’Aragona, Tommaso di Savoia, il M.se di Monferrato sono anacronismi e confusioni da non parer possibili. Guichenon, è vero, pone nel 1189 un C.te Guido di Ventimiglia e di Lusana, M.se delle Alpi Marittime, marito di Eleonora di Savoia sorella del Conte