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i conti di ventimiglia 23

borga scrivendovi Castrum de Junco dopo aver raschiata la sottostante scrittura, mentre nella trascrizione sta scritto Podium Raynaldi. Il Castello di Junco era una frazione di Perinaldo e forse si avea interesse nell’alterare il punto preciso del confine.

Noi ci siamo così un po’ attardati a esaminare questi due documenti del 954 e del 1177 essenzialissimi per l’istoria dei C.ti di Ventimiglia e del Monastero di S. Michele, e crediamo di avere a sufficienza provato che il primo di essi esisteva già nel 1177 e se il tenore poteva esserne alquanto diverso e forse avere confini meno favorevoli ai monaci e mancare chi sa anche della clausola di subingresso pei monaci di Montemajor, pure esso doveva averne le medesime essenziali disposizioni e per lo meno contenere il nome del C.te Guido come donatore del monastero; cosicchè si può ora stabilire, senza timore di essere reputati temerari, l’esistenza formale del C.te Guido a quella probabile dei suoi figli Ottone I, Corrado I e Rolando.

Osserveremo qui come questo Rolando, a cui nel suo testamento il C.te Guido assegna i beni di Garfagnana, fu forse lo stipite di una famiglia possente di Garfagnana che il Cianelli1 ne dice aver avato per stipite un Rolandus o Rodilandus nel 939, il figlio di costui Giovanni viveva nel 955 e fu padre di due figli Rolando e Alberto Azzo 994. Sarà puro caso, ma ecco ritrovarsi qui anche un nome particolare dei M.si di Toscana.

Seguendo l’ordine cronologico dei documenti relativi alla famiglia di Ventimiglia noi dobbiamo esaminare quello che ci arreca il Gioffredo nella Storia delle Alpi Marittime verso il 1002 e che ci fissa l’esistenza di due altri fratelli Ot-

  1. Doc. per la Storia di Toscana,