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32 e. cais di pierlas

certo Fondaldo1 donò all’abbate Dalmazzo, priore di S. Michele quanto possedeva al Conio ed altrettanto fecero Romualdo coi suoi fratelli, Mauro e la consorte, Guglielmo Razo e vari altri. Questo documento non ci pervenne che per un estratto da un libro coperto di pergamena esistente a Lerino e quella copia porta la firma dell’abbate Jordanis alli 7 luglio 1729.

Noi citeremo ancora una donazione delli 18 dic. 10922 di un certo Andrea, figlio di Martino, di tutto il proprio avero, un altro delli 10 marzo 10963 di Leda, figlia di Genoardi, che dono una vigna con terra incolta in Val di Bevera.

Queste considerevoli liberalità dei C.ti di Ventimiglia e dei privati in favore del Priorato di S. Michele eccitarono la gelosia degli abitanti di Ventimiglia e dei canonici della Cattedrale e furono fin da quei tempi occasione & continui dissapori ed a non mai finite vertenze fra di loro. Molte sentenze dei Sommi Pontefici e dei vescovi ci danno a conoscere le cause di quelle discordie.

Esse avevano avuto principio verso il 1138 fra il capitolo della Cattedrale ed i monaci. I canonici senza richiedere facoltà all’Abbate, celebravano le esequie nella chiesa del monastero escludendone monaci e seppellivano i fedeli nel cimitero prossimo alla loro chiesa; essi aveano anzi innalzata ivi una chiesetta con grave pregiudizio dei monaci. Già da vari anni aveano la pretesa di aver diritto a certe deoime sui beni del Priorato e nel giorno della festa di S. Michele, usando intervenire alla processione, esigevano che al ritorno fosse loro imbandita dai monaci una refezione, esigenza a

  1. Doc. 10.
  2. Doc. 12.
  3. Doc. 13.