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i conti di ventimiglia 35

vescovo ed i canonici, con molto scandalo, rumore e divisione dei fedeli, diceva inoltre ciò succedere a solo fine di puntiglio fin dal tempo in cui i dissensi erano cominciati.

I monaci appoggiavano il loro dire presentando testimonianze che provavano l’antica usanza; i canonici muovevano poi speciale lagnanza del ricevere che facevano i monaci i fedeli nella loro chiesa a Natale, a Pasqua, a Pentecoste, malgrado fossero tutti parrochiani della Cattedrale. Il vescovo a sua volta muoveva rimprovero si monaci perchè quando egli si recava nella loro chiesa per la benedizione delle Palme, essi non lo ricevevano in processione.

Il Legato del Papa deciso che quando il vescovo od il suo vicario cantavano, i monaci non principierebbero la messa che dopo l’oblazione, che quando sarebbe un canonico, essi potrebbero cantare contemporaneamente, colla condizione pero che i canonici fossero all’altar maggiore ed i monaci agli altri, ma a bassa voce in modo da non recar disturbo ai canonici; quanto alla domenica delle Palme i monaci dovevano ricevere il vescovo processionalmente, col suono delle campane, offrendogli l’incenso e l’acqua benedetta e preparandogli l’ostia da consacrare e gli abiti pontificali. I fedeli avrebbero avuto facoltà di far le proprie devozioni alla chiesa di S. Michele, ma a condizione che con ciò non si derogasse ai diritti parocchiali. Il 15 gennaio 1181 papa Lucio pubblicò una bolla 1 ratificando la deliberazione suddetta.

È questo l’ultimo atto di tal genere che possediamo e con esso pare fossero terminati i dissapori fra i canonici ed il Priorato di S. Michele.

Di assai maggior mole furono le querele insorte col Comune di Ventimiglia.


  1. Doc. 24.