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vece di conferire al demanio i beni posseduti dalle corporazioni soppresse ed il provento della sopratassa sulle mense vescovili e sui benefizî maggiori, costituì una speciale amministrazione in corpo morale e indipendente dallo Stato sotto il nome di Cassa ecclesiastica.
Il concetto di Rattazzi non era più mantenuto integralmente, ma lo scopo principale ch’ei s’avea proposto era raggiunto; e la legge del 29 maggio 1855 rimarrà sempre titolo di lode per lui che la promosse, e la sostenne poi in una delle più lunghe battaglie parlamentari con un vigore e con tale facondia da fare ammirati i suoi più acerbi avversari.
Inspirato al medesimo principio di far argine all’influenza del clero nemico della libertà e d’impedirne gli abusi, uscì pure dalla sua energica iniziativa la legge che ora entrò a far parte del codice penale del regno e che stabilisce pene contro i ministri dell’altare che nell’esercizio delle loro funzioni facesser atto contrario alle istituzioni dello Stato.
È quindi naturale che il partito conservatore prendesse in uggia il nome di Rattazzi e si preparasse a trarne vendetta in ogni occasione che fosse per presentarsi. Sgraziatamente una frazione dello stesso partito liberale si prestò facilmente ad ajutare lo sfogo di questi umori che, prima manifestatisi con sorde ostilità, con ascose manovre, con perfide insinuazioni, in seguito si chiarivano di pieno giorno in un sistema d’accuse e di resistenze quali pochi ministri ebbero ad incontrare.
Sarebbe una storia aneddotica poco edificante quella che avrei ad esporre se volessi narrare in tutti i suoi particolari la guerra pertinace che si mosse contro Rattazzi sul finire del 1856 e per tutto il 1857. Ma questo non è tempo, nè luogo da ciò; e il fosse anche, per le circostanze che volgono la carità di patria me ne tratterrebbe.
Dirò solo che Rattazzi, stanco, non vinto, di quelle ostilità, prendeva occasione delle elezioni generali compitesi sullo scorcio del 1857 per rassegnare le proprie dimissioni.