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Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/103

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croce addosso da quei politicanti che comodamente giudicano le cose a posteriori, mi giovi soffermarmi su quest’atto, che fu per mio avviso uno de’ più nobili esempi di prudenza ed insieme d’audacia.

In quel momento le conferenze di Zurigo erano già aperte, cominciava già anzi a farsi strada l’idea di un congresso europeo per l’assetto delle cose d’Italia; la Francia più che mai perorava pel suo progetto di confederazione; i soldati italiani che con la cessione della Lombardia dovevano passare sotto le nostre bandiere erano tuttavia nelle mani dell’Austria. L’accettazione pertanto e la effettuazione immediata dei voti delle provincie italiane, che avevano fatto atto di dedizione a noi, sarebbe stato senz’altro la guerra, e la guerra insensata, perchè senza speranza di riescita. Dall’altro lato il non accogliere quei voti sarebbe stato un rinunziare per sempre al nostro programma, un gettare le popolazioni dell’Emilia e della Toscana, o nella sfiducia o nelle convulsioni di una violenta rivoluzione.

Il partito preso dai consiglieri della Corona andò all’incontro e dell’uno e dell’altro di questi due pericoli; e mentre salvò intero l’avvenire della nazione, non pregiudicò alcuna delle questioni del momento. So d’un diplomatico autorevole, il quale appena ebbe a conoscerlo esclamò: «Qui dentro riconosco la razza che un dì ha dato Macchiavelli

Alla risoluzione di quel partito erano stati chiamati alcuni dei nostri più eminenti statisti, fra cui Camillo Cavour, il quale in quei giorni, dai recessi di Leri, non lasciava di portare il suo appoggio al gabinetto; ma non è esagerato il dire che la parte che vi ebbero direttamente i membri del Ministero vuol essere principalmente attribuita all’intelligenza profonda di Rattazzi.

Nè il Governo, di cui egli era il vero capo, arrestavasi qui; che ben presto le barriere doganali e quelle altre, talvolta più incresciose, dei passaporti scomparivano tra il vecchio Piemonte, l’Emilia e la Toscana; ed ormai queste due ultime provincie traevano da Torino le loro principali ispirazioni e con Torino accordavansi per tutti i loro atti.