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figlio di Carlo, e quindi a transigere colle pretese degl’isolani, che, nella speranza di riacquistare la perduta autonomia, credettero dover accoglier bene il profugo principe.

Nel 1802 tornava costui negli Stati di terraferma, dimenticando le promesse già fatte durante il suo soggiorno a Palermo; ma ripetutasi la fuga per la seconda volta nel 1806, ricominciarono le dissidenze. Alla sfiducia successe il malumore, e l’opposizione divenne aperta e possente nella sessione parlamentare del 1810.

Allora partiti ed intrighi scesero in campo per disputarsi il successo; sursero allora le nobili e generose figure de’ principi di Belmonte e di Castelnuovo, degni della ricordanza e della gratitudine de’ posteri loro concittadini; sin d’allora nacque nei baroni l’idea d’immolare sull’altare della patria le proprie prerogative feudali e si parlò di proporre l’abolizione de’ fedecommessi, sacrificio poi con magnanimità unica al mondo, da chi aveva maggior interesse a combatterlo, difeso e compiuto; spie della regina violarono e mossero gravi scandali nel Parlamento; le dame, e la stessa Maria Carolina d’Austria, ripetendo le scene licenziose delle passate corti francesi, arrivarono a guadagnar voti colla seduzione della bellezza, per non dir altro; allora lo sbarco dei Murattiani presso Messina ed il loro sbaragliamento; allora insomma si videro belli e nobili caratteri accanto ai più laidi e ai più pravi, la lealtà in lizza col maneggio, scene degne d’istoria precedere scene d’obbrobrio e di bassezza, la virtù filialmente petto a petto col vizio.

Ma il governo borbonico non però si ristette; che anzi, proseguendo nella via su cui già si era messo, e bisognando di nuove e pronte risorse, pubblicò tre famosi editti co’ quali manometteva le proprietà comunali, non che parte dell’ecclesiastica, ed imponeva ingenti aggravi senza che l’autorità del Parlamento fosse stata per poco tenuta in vcrun conto. Generalmente si protestò contro, ed una schietta dichiarazione venne in breve sottoscritta da’ nomi i più ragguardevoli del regno; anche i sudditi inglesi tentarono di