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Tempo immenso si sprecò per la riforma dello Statuto, ciò che alla fin fine sarebbe stato perdonalo se invece di produrre uno sconcio si fosse nuocili nel disegno della nuova costituzione. Ma pel concorso di varie nemiche circostanze toccava sventuratamente avverarsi l’aulico apologo della montagna partoriente, ed il Parlamento fu in preda a tale e tanta anarchia, ed il progetto di riforma divenne siffattamente inestricabile caos, che sinanche i buoni cittadini cominciarono a stancarsene, e tra gli altri il principe di Belmonte, il quale, cedendo ad un moto di noja e di dispetto, s’allontanò dal Parlmamento, nè più volle intervenirvi.

Il principe di Castelnuovo prosegui i suoi lavori nel dipartimento delle finanze; ma non andò molto che un litigio corse tra lui ed il segretario di Stato per la guerra e marina, principe d’Aci, che pretendea per le spese dell’armi sussidi maggiori del solito. Lord Bentinck non seppe in principio a chi de’ due contendenti render ragione, ma finì col dare il torlo ad Aci, contro cui nutriva da gran tempo una celala diffidenza. E questa diffidenza a tale proposito si accrebbe, avvegnachè il ministro inglese avesse di che sospettare connivenza di mire tra i principi d’Aci e di Cassero, allo scopo di rovesciare dal ministero, mercè la suddetta questione, il Castelnuovo che con la propria fermezza e lealtà li adombrava.

Venuto in uggia a lord Bentinck, Aci potè restar poco al potere, e non essendo riuscito a scavalcare il suo collega dal ministero, si vide dalla forza delle cose obbligato lui medesimo ad abbandonarlo. Ruggero Settimo, dietro la proposta e le speciali raccomandazioni del principe di Castelnuovo, venne chiamato a succedergli nel dipartimento della guerra e della marina; e la nomina di lui contentò lord Benlinck e la intera popolazione, siciliani ed inglesi, tenendolo fermamente per uomo prudente, assennato e nello stesso tempo pieno d’altio valore e di distintissimi meriti.

Il vicario del regno cadde intanto ammalato, ed il vecchio re, scaltramente profittandone, si recò dalla Ficuzza alla Favorita, sue ville di delizie, e da quest’ultima a Palermo, dove tentò un colpo di mano col