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E invero la rinuncia dei tre uomini di Stato tanto simpatici all’universale, dovette far piegare la bilancia nelle decisioni del sovrano. Perocchè questi, sino allora imperterrito alle minacce del rappresentante britanno, che stimava non avessero punto ad attuarsi e dettate soltanto dal proposito di spaurirlo, non potè senza meno vedere con indifferenza di essere palesemente biasimato dalli stessi personaggi che sin là servito lo avevano e che godevano la considerazione di tutto il popolo di Sicilia. E il ritiro di Settimo ebbe a pesargli sull’animo, se non più, certo non meno di quello degli altri; il ministro della guerra e della marina, vale a dire, il supremo reggitore della forza tanto di terra quanto di mare dello Stato, dichiarava a viso scoperto al monarca che non volea servirlo nelle sue ingiuste mire, e che rifuggiva dal rimanere in una carica ove sarebbe stato obbligato a mancare o a’ suoi doveri di cittadino, stando principal puntello della violenza, ovvero a quelli di ministro, non ritirandosi dal servizio d’un padrone a cui più non avrebbe voluto obbedire.

Difatto da lì a qualche giorno Ferdinando, scorgendo da un lato di esser rimasto soltanto con quelli che la pubblica fiducia non aveano nè potevano avere, e dall’altra vedendo attraverso le invetriale le evoluzioni delle truppe inglesi che cingevano dappresso quasi in assedio la sua dimora, cedè; rinunciò al progetto di assumere il governo del regno; consentì all’allontanamento della regina dall’Isola ed a’ poteri illimitati da conferirsi al vicario. Avrebbe potuto ceder prima e farsi in merito della propria debolezza, mentre invece piegando agli ultimi momenti e sotto l’incubo di gran pericolo, quando, insomma non potea non piegare, si buscò le fischiate, o dal meno la pubblica compassione, e divenne la favola del popolo e dei nemici. A questo giova il voler farla da Sacripante e il dare a divedere di voler aprire il cielo con un pugno, allorchè ogni benchè piccolo soffio del settentrione può mettervi giù, o sovrani in sessantaquattresime, o miniature di re!

Tranquillate in questo modo le faccende, s’impiegò molto tempo per la sanzione degli atti del Parlamento,