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al ministro della guerra che misero il fuoco alle polveri e provocarono un tafferuglio che non è da dire.

Per altro Ruggero Settimo era già stato dichiarato inviolabile; la Camera dei deputati emise questo decreto sulla proposizione del Gregorio Ugdulena, e poi quella dei pari approvò, in seguito al pericolo corso di una crisi ministeriale, onde poter per l’avvenire combattere i ministri senza paura di far anche cadere il presidente del governo, idea che avrebbe fatto titubar molti nel farla da oppositori, perchè sarebbe senza meno stata cagione di gravi conturbamenti nello Stato.

«La persona di Ruggero Settimo è dichiarata inviolabile» dice il decreto. Epperò fa d’uopo osservare, come più sopra dicemmo, che nemmeno prima egli era stato mai combattuto da qualsiasi giornale, ciò che prova la inviolabilità di lui, prima che dal Parlamento, essere stata decretata dalla pubblica opinione e dal rispetto popolare. La vera inviolabilità è quella che si merita, come il Settimo allora, come oggi il Re galantuomo: monarchi di Francia e d’Inghilterra, anch’essi inviolabili, non finirono la vita, perchè contrari al popolo, sul patibolo, o nell’esilio? Ed oggi i tirannotti che dividevano l’Italia? Ecco a che giova l’inviolabilità per legge, quando non è accompagnata dal merito e dall’amore.

Ruggero Settimo si recò quindi alle Camere per ringraziarle del loro voto, come già aveva fatto quando venne eletto a presidente del Governo, e similmente che allora, venne accolto con plausi e segni della più viva gioja.

Intanto sin dal 13 di aprile le Camere avevan votato, sulla proposta del deputato Paolo Paternostro, il decreto della decadenza, così formulato:


parlamento generale di sicilia.


«Il Parlamento dichiara:

«Ferdinando di Borbone e la sua dinastia sono per sempre decaduti dal trono di Sicilia.

«La Sicilia si reggerà a monarchia costituzionale