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ed all’uopo un legno della marina reale veniva messo ai suoi ordini; infine, da parte del re, il collare dell’Annunziata, la nomina a senatore del regno, e l’alto incarico di presidente della Camera del Senato. Onori tutti di cui Sicilia superbì, come se a lei fossero resi. Ruggero Settimo è grande di statura, quantunque ora abbattuto dagli anni; la sua fronte è ampia, dolce e benevolo lo sguardo, bianca la capigliatura; tutto nella sua figura concorre a quella maestà che gli hanno acquistata le sue alte virtù morali.

Ha fatto sempre mostra di coraggio civile nelle difficili occasioni; pieno di una lealtà pari ad ogni elogio, tranquillo nella cattiva e nella buona fortuna, senza ombra di ambizione e solo amante del bene della patria; affabile con tutti e dignitoso, egli è cinto dell’aureola delle antiche virtù in lui rinnovate, e così passerà la sua immagine a traverso la riconoscenza e la memoria del secolo avvenire1.





È il capo riconosciuto, rispettato e temuto dell’estrema sinistra; è un uomo di profondo ingegno, di molta abilità, di molto studio; ha già esercitata una parte delle più importanti negli affari della sua isola natale, la Sicilia, in quelli dell’Italia intera, e non crediamo andare errati asserendo che una anche più importante parte gli è riserbata nei futuri destini della nostra nazione.

Come l’abbiam già detto, Francesco Crispi è siciliano. Egli è nato il 4 ottobre del 1819. — Ha fatto gli studî legali, si è avvocatato, quindi si è portato a esercitare la professione in Napoli, forse perchè desiderava un più vasto campo, che per avventura non se gli offrisse a Palermo. Colà lo ritroviamo, quando in quest’ultima città scoppiò la famosa rivoluzione del 13

  1. Andiamo debitori di questa importante biografia alla gentilezza del signor marchese Colonna di Fiumedinisi.