Pagina:Calani - Il Parlamento del Regno d'Italia, vol 2.pdf/154

Da Wikisource.

– 540 –

gennajo 1848. Il Crispi, fervido patriota, uomo di sentimenti e d’idee profondamente liberali, non poteva esitare, e difatto non esitò un istante a lasciar tutto per accorrere in patria ad offrire il proprio braccio, e la propria mente all’opera rivoluzionaria. Nè i suoi concittadini tardarono a giovarsi di lui. Durante le famose 24 giornate di Palermo (tanto durò la lotta sostenuta da quella generosa città contro la tirannia borbonica), il Crispi fu scelto a segretario di quel Comitato di difesa, che fece prodigi per fomentare, nutrire, ingigantire il fuoco dell’insurrezione; e che vi riusci al di là di quello ch’ei stesso potesse lusingarsi di pervenirvi.

Una volta cessata la lotta e la Sicilia liberata dal giogo di un aborrito governo, e riattuata la costituzione del 1812, il Crispi venne eletto deputato alla Camera dei comuni, ove prese parte alle più vitali discussioni che si agitarono in quell’Assemblea, sedendovi sui banchi della sinistra, sostenendovi le opinioni e i partiti i più liberali, come a cagion d’esempio, quello che invitava il Parlamento siciliano a formulare un decreto che dichiarasse la stirpe dei Borboni di Napoli definitivamente decaduta dal trono della Sicilia; nè è inutile il ricordare che il Crispi fu appunto uno di coloro che firmarono pei primi quella mozione adottata poi dalte due Camere.

Più tardi, quando già le sorti dell’isola declinavano, il Crispi dette novella prova dell’invincibile sua energia col rifiutarsi ricisamente a votare la proposta tendente a fare accettare i buoni uffici dell’ammiraglio francese Baudin per venire a trattative con Ferdinando II.

Caduta affatto la rivoluzione siciliana, il Crispi esulò ed ebbe a percorrere nella triste odissea del proscritto, che quasi ogni terra, italiana o straniera, respingeva da sè, quasichè tutta l’Europa.

Le sventure, le repulse e i disinganni d’ogni maniera sofferti e sopportali dal Crispi con uno stoicismo che si basava sulla forza e la dignità del suo carattere, maturarono il di lui senno, raddoppiarono la vigoria del suo animo, e gli dettero quella calma e quella energia concentrata e invincibile ch’è una delle sue