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donna con gran cura editò, opera che ora il Lemonnier ristampa per la sua biblioteca in quattro volumi, tralasciando tuttavia le incisioni dei capo-lavori descritti con sì mirabile precisione, e giudicati e apprezzati con imitabile gusto, e come solo il può fare chi nell’arte è maestro egli stesso.

Oltre di ciò il marchese Roberto pubblicò vari opuscoli politici, ed in questi ultimi tempi alcuni articoli sul giornale il Diritto, opuscoli e articoli, che variamente giudicati, furono tuttavia letti e meditati con attenzione, come quelli che furon dettati dal senno di un uomo cui l’Italia deve riconoscere e riconobbe tra i suoi più illustri figliuoli.





I due fratelli d’Azeglio in questo si somigliano, che entrambi amarono svisceratamente e coltivarono con successo le arti, entrambi dedicarono la propria esistenza alla patria, giovandola cogli scritti, colle opere e colle armi. — Ma Massimo, dotato di un carattere più avventuroso e sbrigliato, di un’immaginazione più accesa, di un sentire più entusiastico e più subitaneo, fu più artista e letterato, nella precisa espressione del termine, che nol divenisse il fratello maggiore, rimasto sempre a vivere una vita più uniforme e consentanea alla di lui nascita ed al rango della sua famiglia.

Massimo d’Azeglio, nato nel 1801, fu al pari degli altri due suoi fratelli educato in Toscana dapprima, pel qual paese conservò poi sempre la più viva predilezione, quindi rientrato in Piemonte abbracciò, com’era costume allora pei figli cadetti delle famiglie nobili, la carriera dell’armi.

E per qualche tempo visse la vita delle guarnigioni, e si addiede ad un genere di passatempi tutti mondani e soldateschi, di cui la sua mente elevata ed il