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Recatosi poco tempo dopo a Milano, egli, vi si stringeva di amicizia col sommo Manzoni e poco tempo dopo ne impalmava la figlia Giulia. — Esposti a Brera i suoi quadri, questi incontravano l’approvazione, del pubblico o venivano tutti comprati.

Fatto vedere al Manzoni pure ed al Grossi ciò che egli aveva già scritto del suo romanzo, i due sommi scrittori l’incoraggiavano pure con molta istanza a proseguirlo e a terminarlo, ed in ciò l’aiutarono assai coi consigli e coll’opera. Tanto che il giorno venne in cui gli fu dato pubblicarlo. — E, qui cediamo anche una volta la penna al nostro protagonista:

«E qui, i soliti palpiti; mi ricorderò sempre dell’agitazione, provata, quando, accompagnato da Grossi, m’avviai col mio manoscritto sotto, al braccio per consegnarlo allo stampatore. Coll’aiuto di Grossi e Manzoni, che mi soccorsero nel correggere, le bozze, di stampa, venne finalmente, quel benedetto giorno, che uscendo di casa mi trovai pubblicato sulle cantonate a lettere da speziale, e stetti un pajo di giorni in aspettativa più morto, che vivo. Finalmente, il primo che incontrai, mio intimo amico, mi disse freddamente; «È vero che hai pubblicato un romanzo? - Io risposi appena e pensai: siamo iti! — Invece, come Dio volle, non eravamo iti. niente affatto, ed il pubblico con la solita bontà mi perdonò anche questa. Visto che proprio incontrava, ebbi, veramente una di quelle allegrezze che ci pagano i giorni di fatica, mo venne, tosto, a mente d’intraprendere un nuovo romanzo, e a forza di cercare, mi tenni sul soggetto, che produsse poi il Nicolò dei Lapi

Occupatosi tosto delle ricerche storiche necessarie per la composizione del libro, che ardeva comporre, egli non tralasciava per questo di dipingere, e quando ebbe terminati tre nuovi quadri: Bradamante sotto il castello d’Atlante, La sconfitta del conte Lando e la Vendetta., volle recarsi ad esporli a Parigi. Così descrive i disinganni a cui andò incontro in quel suo viaggio.: .

«Appena arrivato, a Parigi, andai al Louvre per vedermi attaccato a quei muri, ma de’ miei tre quadri,