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L’onorevole contegno del reggimento valse alla sua bandiera la medaglia d’argento al valor militare.

Dopo l’infaustissima giornata il colonnello Cialdini, decorato egli pure di due medaglie al valor militare pei fatti di Vicenza e quelli della Sforzesca e di Novara, andò col 23.° a Chivasso e quindi al campo di S. Maurizio, poscia di nuovo in accantonamento a Chivasso. Ivi si diè congedo a coloro che lo chiedevano e che non appartenevano agli Stati Sardi, per cui il corpo dovè quasi totalmente rifarsi con nuovi elementi. Il colonnello spiegò allora tutta quella intelligenza, attività, energia, che gli son proprie; e tanto infuse di stima e d’affetto nei suoi subordinati, che ben presto la fama di buon organizzatore s’aggiunse a quella di capitano valoroso e salì in alte regioni della gerarchia militare.

Non dobbiamo tacere però che si attribuiva un difetto al suo carattere, di essere cioè impetuoso, ed effettivamente lo era; non a discendere ad eccessi triviali, ma a lasciarsi trasportare a parole o ad atti, che sebben giusti nel fondo, potevano per avventura reputarsi troppo severi.

Ma questa pecca veniva largamente compensata da altre pregevoli doti, fra le quali primeggiava la sollecitudine esemplare pel benessere del soldato e per l’interesse dei suoi ufficiali: anzi dobbiamo soggiungere che non esitò talvolta a compromettere la propria posizione allorchè trattavasi di difendere diritti altrui che gli sembravano lesi.

Il suo contegno estremamente autorevole nel servizio, che mantenne la più rigorosa disciplina nei corpi da lui successivamente comandati, e quello di buon camerata, allorchè di servizio più non trattavasi, gli conciliarono cieca fiducia di tutti e simpatia pressochè universale.

Sciolto il 23.° di linea al 1.° gennajo del 1850 ebbe il comando del 14.°; la sua riputazione militare si confermò, si estese; il ministro Lamarmora si accorse di avere un ufficiale superiore da tenersi a calcolo, e lo tenne.

Nel 1854 le spade riunite di Francia e d’Inghilterra