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merosissimi eserciti, avrebbe recato a mal’idea, soggiunse, «che ivi sta l’onore che abbiamo a cogliere a larga mano, e che ci farà sopportare con pazienza ed abnegazione qualsiasi patimento.»

Dimostrò la necessità della concordia e buona armonia tra gli ufficiali, che, sebbene di reggimenti diversi, dovevano essere animati da emulazione, non mai da gelosia.

Raccomandò di mantenere la disciplina tra i soldati. «Siamo esempi di valore e di virtù, esclamò, ed il Re e la patria ci proclameranno degni di loro.»

Gli ufficiali se ne andarono pieni di fiducia nel Loro comandante e pieni del desiderio di fare onore alla bandiera.

Animati così gli ufficiali, il colonnello volle fare altrettanto coi soldati; il giorno dopo riunì tutta labrigata e le parlò colle seguenti parole:

«Ufficiali, bass’ufficiali e soldati!

«Osservai nella solenne rivista, passata sei giorni or sono, da S. M. il Re, osservai più ancora stamane la nostra bella tenuta, il passo disinvolto, lo sguardo altiero, e ciò che più monta per me l’aspetto vostro marziale che m’empie l’animo di soddisfazione e di gioja.

«Voi tutti tenete lo sguardo a me rivolto; fissatelo pur sempre sopra di me; egli mi commuove ed io sono superbo di comandare una truppa così distinta. Il soldato valoroso tien sempre sollevato lo sguardo al suo condottiero, e non lo abbassa al suolo che per numerarvi i nemici caduti; il vile solo invece, il codardo china gli occhi a terra per celare il pallore che gli copre la fronte.

«Nel vostro sguardo, foriero di magnanime azioni, io vi leggo larga profezia di gloria.

«Miei cari commilitoni! fra poco noi abbandoneremo questo patrio suolo e lontani le mille miglia da questa privilegiata parte d’Italia, ci seguiranno i voti e le preci dei parenti, a cui sta a cuore l’onore e la gloria d’Italia. Tra i disagi ed i pericoli rammentatevi la patria vostra e l’onor suo.