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«Chi di voi oserà riedere in patria senza avere adempito ai proprio dovere? Chi di voi ardirà rivedere questi luoghi se non avrà la coscienza d’avere strettamente compiuto il proprio mandato? Chi di voi l’oserebbe?

«Miei cari fratelli d’arme! eccovi la bandiera consegnatavi dal magnanimo nostro Re Vittorio Emanuele II; ecco il sacro nazionale vessillo; ricuopritelo di nuova gloria, riportatelo fregiato di allori, e qui in questo stesso luogo, qui sotto questo cielo giurate dinanzi al Dio degli eserciti, che lo benedisse, dinanzi al Re ed alla Nazione, giurate di difenderlo eroicamente, a costo del vostro sangue, della vostra vita, perchè al vostro ritorno ve se ne chiederà uno strettissimo conto: Io pel primo il giuro, giuratelo voi pure:

«Viva il Re! viva lo Statuto! viva la nostra bandiera!»

Una generale emozione, un fremito universale invase gli astanti, i quali ripeterono più volle il nobile grido del loro comandante.

La terza brigata s’imbarcò in maggio per l’Oriente, e il 31 di quel mese il colonnello scriveva una lettera da Kamara, nella quale descriveva le posizioni occupate allora dai nostri, ed esprimeva le sue idee sulle condizioni militari di quei giorni.

La serenità del suo animo venne ben presto turbata da gravissima sciagura; il colera invadeva le file dell’esercito e mieteva a centinaja e centinaje le vite. Il colonnello non fu secondo a nessuno nelle cure paterne a’ suoi dipendenti, non lasciò occasione per alleggerirne i dolori e confortarne le speranze. Passarono quei giorni nefasti e s’aspettavano in premio quelli di battaglia e di vittoria. Il 1.° agosto il colonnello veniva promosso a maggior generale, e il 16 i Russi, usciti dai loro campi, assalirono le nostre linee, ma furono vigorosamente respinti. In questo splendido combattimento che rimarrà imperituro nella storia come quello che aperse nuova êra di gloria dopo la Novara infaustissima, non ebbe la sorte di agire la