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miglia borbonica le quali si trovavano chiuse in Gaeta insieme al Re e alla Regina. I nostri si limitarono allora alle opere d’investimento dal lato di terra.

«Il generale Cialdini, prosegue a dire il suo biografo nei contemporanei Italiani, a cui veniva affidala la direzione suprema dell’assedio, aveva il suo quartiere generale a Mola di Gaeta; quando il 12 novembre i borbonici, accampati fuora della città, mossero ad assalire la nostra linea; ma vennero battuti come al solito; perdettero 1500 prigioni e il resto fu costretto a ricoverarsi entro la piazza, dimodochè i nostri ristrinsero la linea del blocco.

«Il 29 la guarnigione di Gaeta fece una sortita per impadronirsi di alcune posizioni nei sobborghi; ma fu respinta con perdite considerevoli.

«Nel mese di dicembre fuvvi tregua, non osservata onestamente dai borbonici; spirata, ricominciò il fuoco degli assedianti, a cui gli assediati rispondevano.

«Finalmente il 18 gennaio la squadra francese se n’andò dalle acque di Gaeta e ci lasciò libero il mare; l’italiana ne prese il posto. Le operazioni di guerra si attivarono da tutte le parti e si prevedeva vicina la catastrofe.

«Pochi di prima della partenza dei Francesi, Cialdini pubblicava il seguente ordine del giorno:

«Soldati!

«Gravi considerazioni hanno consigliato il governo del Re di aderire ai desideri di S. M. l’imperatore dei Francesi, ordinandomi di sospendere le ostilità sino alla sera del 19 corrente.

«La flotta francese deve partire e lasciare nelle acque di Gaeta un solo vascello che si allontanerà pur anco allo spirare dell’armistizio.

«L’Imperatore vuol forse con ciò facilitare alla piazza un onorevole mezzo di desistere da una lotta senza speranza e di por fine così ad un’inutile effusione di sangue. Non so quale accoglienza troveranno in Gaeta questi umani intendimenti e questo diplomatico tentativo. Ma so che in ogni caso il Re confida