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Ultimamente egli ha pubblicato in Torino, ove si è recato a rappresentare in seno al Parlamento italiano il collegio di Castelvetere che lo ha eletto alla quasi unanimità, un opuscolo intitolato: Poche considerazioni sulla legge Minghetti, inteso a combattere il progetto dell’allora ministro dell’interno.





È nato il 28 marzo 1798 in Picinisco in Terra di Lavoro. La sua antica famiglia paterna è di origine romana, non meno che la materna — Zuccari — che ebbe nel XVI secolo i due famosi pittori Federico e Taddeo.

Fu iniziato negli studi astronomici dallo zio cavaliere Federico Zuccari, direttore dell’osservatorio di Napoli, a cui devesi la fondazione nel 1812 del novello cospicuo osservatorio, eretto sulla collina di Minadois; dappoichè il Piazzi, che lo compì nel 1819, non fece altro che ridurlo a meno splendide proporzioni.

Principiano a trovarsi dei lavori dell’alunno Capocci sin dal 1816 nel giornale enciclopedico di Napoli; ma nel 1823 egli, già astronomo in secondo, pubblicava vari studi sulle comete, che gli valsero lusinghiere lodi per parte dello Zack, dell’Oriani e del Piazzi.

Nel 1827 pubblicò un lavoro intorno alle macchie del sole, sul quale importantissimo argomento il chiaro scienziato è in seguito ritornato più volte.

Nel 1828 il Capocci dette alla luce una delle migliori carte celesti delle zone equatoriali, che l’Accademia di Berlino aveva commesse ai più valenti astronomi: quella del nostro protagonista venne particolarmente ammirata e lodata dall’Encke.

Nominato nel 1831 socio ordinario della regia accademia delle scienze di Napoli, nel 1833 fu creato direttore di quel regio osservatorio; quasi contemporaneamente la regia società astronomica di Londra lo sceglieva a suo socio corrispondente.