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delle idee scientifiche nella trasformazione dei sentimenti volgari. Ma aggiunge che questa trasformazione non si opererebbe se i ricchi non l’ajutassero con la beneficenza verso i poveri.»

E difatti il Cavour conclude nel seguente modo il suo opuscolo:

«A ciascheduno dunque, l’opera sua. Il filosofo e l’economista nel chiuso del loro studio confuteranno gli errori del comunismo; ma l’opera loro non sarà feconda, se non in quanto gli uomini onesti praticando il gran principio della benevolenza universale, agiranno sui cuori, mentre la scienza agisce sugl’intelletti.»

L’opuscolo sull’Irlanda venne molto letto in Inghilterra e assai apprezzato. Ed invero in quell’opuscolo il futuro statista italiano non solo metteva con esperienza provetta il dito sulla piaga, ma additava anche con estremo discernimento quali dovessero essere i rimedî onde sanarla; e tali rimedî vennero effettivamente, in progresso di tempo, impiegati all’uopo dagli uomini di governo britannici.

Ciò che vi ha pure di notevolissimo in quello scritto ci è sembrato essere il ritratto che vi delinea l’autore del celebre Pitt, ritratto che ne sembra dover sommettere all’occhio del leggitore:

«E’ corre, dice il Cavour, in genere un giudizio molto falso su quell’illustre uomo di Stato. E’ si commette un errore gravissimo rappresentandoselo come il partigiano di tutti gli abusi, di tutte le oppressioni, a modo di un lord Eldon, o d’un principe di Polignac. Ben altro; il Pitt aveva i lumi del suo tempo: il figlio di lord Chatham non era l’amico del dispotismo, nè il campione dell’intolleranza religiosa. Spirito potente e vasto, amava il potere come un mezzo e non come un fine. S’introdusse nella vita politica col far la guerra all’amministrazione retriva di lord Narth, ed appena ministro, uno dei suoi primi atti fu di proclamare la necessità di una riforma parlamentare. Certo il Pitt non aveva una di quelle anime ardenti che si appassionano pei grandi interessi dell’umanità, che non guardano, quando il vedano pericolare, nè agli ostacoli che loro si frappongono, nè ai danni