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cisamente dagli amici timidi delle istituzioni costituzionali e del loro sviluppo, e tanto più aderire a’ principii di libertà quanto più l’Europa paresse volerli dimenticare. Nè però il Cavour credeva che in questa difficile manovra si dovesse procedere senza una prudenza abile. Quando l’Impero fu fatto in Francia e di qui partivano accese calunnie ed invettive contro il futuro alleato d’Italia, quando il generoso, ma traviato Orsini tentò il colpo omicida, Cavour non esitò nè l’una nè l’altra volta a proporre, ed ottenne, che la legge della stampa fosse modificata in maniera che non potesse turbar leggermente le relazioni internazionali dello Stato.

Maggiore ed assoluta fu poi la scissura che rispetto alle quistioni economiche e politiche s’aperse tra il Cavour e quegli antichi suoi amici che sedettero sui banchi a destra della Camera. Egli voleva cambiare affatto il piano finanziario dello Stato, credendo che i mezzi che avrebbe potuto offrire l’aumento del bilancio, quando i proventi di cui s’alimentano non avessero mutato di natura e d’origine, non avrebbero mai potuto bastare a supplire alle spese necessitate dalle nuove condizioni del Piemonte. Però non teneva che, come gli si proponeva da parecchi banchi della sinistra, in quest’innovazione si dovesse o si potesse provedere per principii teoretici ed assoluti; gli pareva non solo meglio, ma unicamente possibile di attingere, a misura che se ne sentisse il bisogno, alle varie fonti della ricchezza pubblica, cercando non un’assoluta eguaglianza nelle gravezze imposte a ciascuna, ma un’equa e relativa e possibilmente perfetta proporzione per via d’imposte speciali; cosicchè ciascuna di quelle fonti di ricchezza sopperisse per la sua parte ai bisogni dello Stato senza che nessuna si sentisse esaurire. Così non approvò nè un nuovo assetto dell’imposta fondiaria su un cadastro provvisorio, nè accettò di surrogare un’imposta unica sulla rendita alle parecchie e svariate che nutrono i bilanci attivi d’ogni Stato. Perciò andò introducendo con raro coraggio, sfidando così le calunnie delle persone civili come le ire persin minacciose delle plebi, parecchie imposte