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tazzi, che, se non osava avanzare, non retrocedeva neanche l’Italia centrale, per riparare ai danni di quella pace, si andò ricostruendo da sè, e preparando alla unione col Piemonte, sotto l’egida della Francia; che, non amando gli avvenimenti a cui doveva assistere, pure era impegnata dall’onor suo a non turbarli essa stessa e a non lasciare che altri li turbasse.

La cessione di Savoja e Nizza alla Francia, quando il Cavour risolse, contro il palese volere di questa, d’accettare l’annessione dell’Italia centrale, era tanto più necessaria, quanto maggiore era l’ajuto dato della Francia a fatti che nel suo parere non erano i più favorevoli ad aumentare la forza relativa della sua potenza in Europa. Ricusare Savoia e Nizza al solo alleato che ci restava e di cui avevamo già contrastati in gran parte i desiderî, sarebbe stata non audacia ma pazzia. E il Cavour adunque accordò la cessione, e quantunque in alcuni particolari avesse proceduto con troppa fretta, si ottenne l’approvazione dal Parlamento; giacchè gli dimostrò quanto necessaria conseguenza essa fosse della politica seguita e degli effetti ottenuti, della politica da seguire e degli effetti sperati.

Quali questi effetti sono? ogni italiano lo sa, e il Cavour non mostra ch’egli disperi di arrivare col concorso d’Italia ad ottenere. Sin oggi egli è stato al timone, perchè gli avvenimenti preparava, non aspettava; ed ha guidata bene la nave, la quale, se non è ancora in porto, nè al sicuro delle tempeste, non ha però ancor dato in uno scoglio. Stende egli ora il suo sguardo, il Cavour, non solo all’Isonzo, ma all’estremo confine dell’Italia meridionale? Spera egli o crede di potere del mezzogiorno d’Italia farne tutt’uno col settentrione, come ha fatto tutt’uno con questo dell’Italia centrale? Aspetta egli questi avvenimenti, che s’accavallano l’uno sull’altro miracolosamente o li dirige ancora? Sarà egli sempre la prima figura del rivolgimento italiano o si vorrà rassegnare a diventare la seconda? Io credo che diriga egli e io spero che voglia e possa continuare a dirigerli lui perchè non credo che l’effetto finale possa essere durevolmente raggiunto se il corso dei fatti non è di-