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non quietabile di una corte che non poteva aver pace nelle contentezze d’altrui.

Morta Maria Luigia, Carlo di Borbone lasciata Lucca regnò in Parma, e stettevi colle milizie austriache perocchè l’Austria calcava da più che mezza l’Italia. Un suo proclama del 26 dicembre 1847 che santificava ciò che i popoli avevano sperato abolisse aveva fatti avversi gli animi degli onesti cittadini. Come in varie parti d’Italia scrivevasi e stampavasi dei mali d’ogni sua terra, così io da Firenze nel Giornale dell’Alba fondato dal La Farina esponevo con molte cifre e con libere parole la condizione misera dei Ducati e il 18 di marzo 1848 raccolte quelle notizie in libro, spedivale al duca con un indirizzo a stampa (riprodotto poi nel 1849 coi tipi Moretti a Genova) perchè imitasse Carl’Alberto, il Papa, il re di Napoli, il granduca di Toscana. Il 19 la sera in Parma minacciavasi la rivolta, e ad ora tarda il duca intimorito convocò presso sè alquanti magistrati e alquanti patrizi della città. Fu chi consigliò armi e man bassa; il Conte non ultimo e tra i pochi, la Costituzione. Il duca volle meditare la notte; e la mattina a sette ore chiamò il Conte. Già i Parmigiani battevano a fucilate gli austriaci, e il Conte non esitò di passare tra i pericoli. Era adunata dal duca più gente che il giorno innanzi. Morti e feriti erano per le vie, il duca sbigottiva e vaneggiava; il figliuolo voleva uscire alla testa delle truppe indigene e disperdere la rivolta. Il padre in quello stonamento lo fermò in palagio. La consorte del Principe stava sola e muta nel fondo della sala; quella del Duca malata e a letto fece chiamare il Conte e gli commise di riferire al consorte «ch’ella sentivasi morire udendo e pensando che sangue spargevasi nella città, volesse il duca far cessare il fuoco dei soldati contro i cittadini». Avuta l’imbasciata il duca fu un momento dalla moglie, poi ai congregati chiese nuovo consiglio. Il Conte non fu tardo a rispondergli «Facciasi cessare il fuoco dalle soldatesche e si stenda proclama breve e netto che la desiderata Costituzione è data e che una mano di cittadini buoni sarà chiamata al governo». Il