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scie comportate coll’animo sereno nell’esiglio, non lo salvarono dall’ingiustizia, nè dall’ingiuria; nè gli valsero le nuove azioni del 59 e del 60 perchè i Ducati fossero italiani nell’Italia. Nel 61 l’Espero proprio in Torino, biasimòllo d’aver chiesto il rimpatrio, imputògli di non aver trovato forza di compiere i beni che mostrato avea di desiderare. Così adopera l’arroganza ignorante, nella libertà della parola, lo stile in discorrendo ai popoli di coloro a cui devesi avere conoscenza ed animo grato. Forse un poco d’asprezza in certi dì, in certi autorevoli, sarebbe desiderabile, ma non è da volere nessuno erigersi giudice de’ pensieri, e de’ mezzi degli autorevoli stessi per vincere gli ostacoli a procacciare il bene. Non mancano alla storia esempli in onor di Sanvitale, ma i moderni facitori di fama ad altrui non ne sanno principio, nè è fiato da perdere a insegnargliela. Certo io so che a Parma nulla si pensava, nulla si proponeva senza di Sanvitale, e innanzi al 48, e dopo; e presidente ai luoghi pii già memorati, e all’accademia di belle arti e Sindaco della città, e consigliere provinciale, è tuttavia signore consultato e gradito, e dall’universale ossequiato. Gl’individui si umiliano all’adulare, ma a codesto non vanno i popoli, che non si accecano per benefizi interessati. In quella sua temperanza l’attività era continua, e di sè e del suo non risparmiò nè punto nè mai, e i beni pensati per sua parte compì. Fatta l’Italia, assunse officio in Senato; gli atti di quel consesso parlano dell’operosità sua quello che non devo dir io.

Per quello che importa all’effemeride, in cui deve entrare questa menzione, avrei detto abbastanza, ma non voglio lasciar di ricordare che nell’esilio, e nel rimpatrio, e nella gioja dell’essere da parmigiano fatto italiano, i suoi nobili studii non intermise. Come negli anni giovani egli viaggiando istruivasi, così negli anni maturi cercava istruzione mutando climi a rinfrancar la salute. Da qualche tempo per la consuetudine cogli studiosi di Parma attendeva a rintracciar notizie di storie o per le lettere, o per le arti, o per la beneficenza, e se non osava dettare la vita del be-