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a presiedere la raccolta del denaro che doveva servire alla compra del milione di fucili; scoppiata la rivoluzione in Sicilia, Finzi contribuì assaissimo all’allestimento della spedizione di Marsala, e quando si trattò di inviare rinforzi, Finzi si recò a Marsiglia, vi comperò tre vapori che trasportarono indi a poco Medici e i suoi. Più tardi, trattandosi di sollevare gli animi dei Napoletani alle idee di riscossa e di facilitare così lo sbarco di Garibaldi sul continente, Finzi, insieme a Zanardelli ed altri animosi fu inviato dal conte di Cavour in Napoli, ov’ei s’adoprò efficacissimamente a tal uopo, spedendo anche in Calabria molte casse di fucili, servendo così di intermediario attivissimo tra il gran ministro e l’intrepido generale.

E qui non è anzi a tacere che il Finzi, da quel caldo italiano che è, si adoperò sempre a metter l’accordo fra i due sommi, de’ quali abbiamo detto altrove doversi l’uno riguardare come la mente, l’altro come il braccio d’Italia. Chè se il Finzi non potè appieno riuscire nell’assunto, non lo si deve attribuire a mancanza di abilità e di zelo per parte sua, ma alle mene odiose degli uomini prettamente di partito che si adoperarono quanto poterono e seppero a suscitare l’animo del liberatore della Sicilia contro colui che l’avea pur tirato dall’ombra in cui stavasi immerso, coll’affidargli un importante comando durante la guerra del 1859.

Il Finzi nel Parlamento sedette al centro sinistro accanto all’Allievi, al Guerrieri-Gonzaga, al Gadda, al Massarani, ma si chiarì tosto e apertamente ministeriale puro sotto l’amministrazione del conte di Cavour e del barone Ricasoli, dichiarandosi poscia avversario assoluto del gabinetto Rattazzi. Senza essere oratore, Finzi parla con una forza e con una spontaneità che si concilia l’attenzione e le simpatie della Camera. La sua parola non è ornata, ma si sente che emana da convinzioni profonde e che non si discostano mai dal retto, dall’onesto e dal patriotico.

Ognun sa la parte ch’egli ha preso in ultimo luogo al giudizio pronunciato dalla commissione parlamentare d’inchiesta sulle società delle ferrovie meridionali. Il rigore esagerato di questo giudizio, che colpiva pure