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ministero lo assecondasse concedendogli facoltà che per avventura eccedevano i limiti del suo potere. Da giovinetto il Donnafugata fu poeta, e dettò versi eleganti, non privi di novità e di soavità di concetto. Ma il giovinetto divenuto uomo, comprese come la propria terra abbisognasse di uno sviluppo industriale più efficace, quindi per parte sua cooperò al conseguimento di esso, col fondare una manifattura di cotone, in cui si tesse il prodotto dei suoi vasti possedimenti. Nella Camera, alla quale ei fu mandato dal collegio di Vizzini, non ha fino ad ora scelto un posto stabile, nè si dimostrò fino adesso esecutore molto scrupoloso dei proprî doveri coll’intervenire di frequente alle sedute e coll’assistere alle discussioni nel seno agli ufficî. Nel voto di fiducia chiesto ultimamente dal Ministero Minghetti alla Camera, il Donnafugata si dichiarò contro il Gabinetto.





Nato a Milano, studiò matematiche e riuscì un abilissimo ingegnere. L’amor di patria e lo sdegno contro lo straniero l’animarono in siffatta guisa fin dalla più tenera giovinezza, ch’egli si ascrisse alla società della giovine Italia, e si compromise in modo che dovette emigrare in Francia stabilendosi a Parigi, ove ottenne l’insigne onore divenire ammesso nella Scuola Politecnica.

Tornato più tardi in Italia, singolarmente arricchito in fatto di scienza, vi continuò in modo luminosissimo i proprî studî, dei quali si videro frutti maravigliosi nel suo Manuale d’Idraulica e d’Idrodinamica ad uso degl’ingegneri e nell’altro Trattato sul taglio delle pietre in isbieco. Eletto deputato dal collegio di Lodi, egli è uno dei più assidui fra i nostri rappresentanti, ed appartiene alla grande, all’antica maggioranza, della quale è uno dei più saldi e valevoli sostegni; sobrio