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di parole, come lo sono in generale i deputali lombardi, non parla che quando ha una proposta utile e veramente attuabile da fare, od una spiegazione plausibile e positiva da dare. Così è ch’egli gode d’una incontestabile e meritata autorità, che ridonda tanto a suo onore come ad onore del paese cui appartiene e che lo inviava a sedere nell’augusto consesso dell’Assemblea nazionale.




GIUSEPPE BIANCHERI


deputato.


Il Petrucelli nel suo curioso libro i Moribondi del Palazzo Carignano definisce nel seguente modo il terzo partito:

«Tutte le nuances di questo partito comprendono, per ora, una trentina o poco più di membri, i quali non prendono l’iniziativa d’una riforma o d’un cangiamnto, ma che pongono una certa inerzia alla politica del conte di Cavour o del barone Ricasoli. Gli è un non possumus non motivato. Ora perchè l’opposizione abbia un valore ed una forza, bisogna che sia franca e recisa, bisogna che miri alle cose più che alle persone; bisogna che abbia uno scopo chiaro; che abbia non solamente dei capi, ma dei soldati; che la si comprenda, che la s’intenda, che abbia un piano, un metodo di attacco, una conoscenza fina e sicura delle forze del nemico; che mostri dell’audacia; che abbia un fondo, una riserva, dei coups de Jarnac, che si parli de ses enfants perdus... e che so altro. Ebbene, il terzo partito non possiede nulla di tutto ciò, eccetto un capo eminente — il commendatore Rattazzi — il quale li copre tutti dell’autorità del suo nome. I partigiani di questa frazione di sinistra sono certamente degli uomini rimarchevoli, come individui che hanno fatto le loro armi nelle lettere, nelle scienze, nelle rivoluzioni, nelle zuffe degli articoli della stampa. Essi rappresentano tutte le brillanti molecole dell’anima e del cuore d’Italia; ma collettivamente le loro