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GIUSEPPE LA FARINA

deputato.


Noi crediamo che i nostri lettori ci saranno grati di trasmetter loro le parole proferite dal commendatore Cordova sulla tomba dell’uomo di Stato del quale dovremmo dar loro notizia. Il Cordova meglio di altri poteva parlare del La Farina con cognizione perfetta, come quelli ch’è di lui concittadino, e che sempre l’ebbe ad intimo amico.

Ecco adunque quanto il Cordova ne diceva il 7 settembre 1863:

«L’anno 1815 in cui nacque Giuseppe La Farina che oggi discende nella tomba, ricorda al mondo una catastrofe di cui non si ebbe altro esempio in dieci secoli. Crollato l’impero del nuovo Carlo-Magno, si vide una funesta evoluzione d’isolamento che turbò la fede ed attristò le anime di tutti coloro che avevano sperato nelle grandi cose del nuovo secolo. I popoli d’Italia che volgevano gli sguardi a un solo punto, collocato, è vero, oltre Alpi, si rivolsero di nuovo ai vecchi centri. La società italiana si divise in minute parti: ciascuno si divenne straniero al suo vicino e la speranza, di costituire una nazione grande e forte sembrò di nuovo un’utopia.

«Certamente la missione della novella generazione rinascente alla fede della patria comune doveva esser quella di raccogliere i germi dispersi e nascosti degli spiriti nazionali che si erano scoperti fin dal 1809, di svolgerli, fecondarli, prepararli all’azione, e quando sarebbe il momento di pigliar parte in essa.

«Nell’adempimento di questa triplice missione consiste tutta la vita di Giuseppe La Farina, cospiratore, scrittore, uomo di Stato; egli ha congiunti, fomentali, condotti all’azione gli spiriti nazionali e liberi d’Italia. Appena adolescente, quando i casi del 1850 fecero comparire sull’orizzonte d’Europa la luce della libertà rinascente, egli cominciò coi primi suoi scritti a parlare della patria, cercò i figli di coloro che avevano