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lo si è inviato al Parlamento nazionale. Il D’Ancona prende parte non tenue ai lavori di questo; e il suo avviso saggio e ponderato, sovratutto in questioni finanziarie, o attinenti a pubblici lavori, ha non poca autorità. Egli appartiene al partito di quella maggioranza, che dopo Cavour si mise col Ricasoli, combattè il Rattazzi, e sostenne poi vigorosamente il ministero Minghetti-Peruzzi. Il D’Ancona ha la parola facile, epperò è rincrescevole ch’egli non la prenda più spesso di quello che fa.





È un nome tanto celebre e stimato in Italia, che noi non avremo bisogno di tesserne elogi, ma soltanto di ricordare i principali fatti cui quest’uomo benemerito della patria ha avuto parte, e spesso principalissima parte, per far sì che tutti diano un plauso ad una delle individualità le più splendide che figurino sulla scena del dramma della rigenerazione d’Italia.

I forti studî e le qualità intellettuali di altissima levatura del Bon-Compagni lo misero fin dall’età sua la più giovanile in molta evidenza e fecero ch’ei contraesse legami di stretta amicizia cogli uomini i più illustri che possedesse il Piemonte.

Eletto deputato e distintosi in ispecial modo alla Camera per la profondità e la moderazione del suo giudizio, non che per le vastissime sue cognizioni, fu chiamato a reggere il portafogli del ministero di pubblica istruzione, e quindi inviato in qualità di ministro del re di Sardegna a Firenze. La sua missione era delle più delicate e delle più importanti. Per gli uomini i quali sapevano gettare uno sguardo scrutatore entro le tenebre dell’avvenire, non poteva esser dubbioso, che, prima o poi, il gran movimento unitario italiano, sviato o compresso nel 1848, dovesse riprodursi con maggior foga in modo da guidare più sicuramente nel porto i destini della patria redenta.