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gran tempo, nè sappiamo dire il perchè. Eppure egli non si distaccò dal partito del centro sinistro, anzi vi si attaccò più che mai costantemente, tanto che dovette alla protezione di esso di essere eletto deputato al Parlamento nazionale.

Dal primo momento in cui il Monzani è entrato nella Camera fino a quello in cui scriviamo, egli non si è mai allontanato d’un passo dal fianco del Rattazzi. Il Monzani non parla, egli è vero, ma vota costantemente con, o a pro del suo capo partito.





Piemontese, e membro da molti anni dell’Assemblea legislativa subalpina, il Michelini è uno dei deputati i più indipendenti che per avventura esistano nella Camera.

Non sappiamo assolutamente ch’egli abbia un partito al quale dia la preferenza, tanto negli uffici o nella discussione pubblica, quanto al momento di deporre il suo voto entro l’urna. Ma se il conte Michelini ha questa eccellente qualità, ha altresì un difetto che non possiamo tacere, e che consiste in una verbosità qualche volta irritante, che lo spinge a prendere un poco troppo spesso la parola, e a prenderla anche in momenti poco opportuni. Accade a lui quello che accade ai Minervini, ai Sineo, ai Sanguinetti, che per voler troppo essere ascoltati finiscono col non trovar più alcuno che voglia udirli. Vero è però che il Michelini non ha nè l’arroganza del Minervini, nè l’indomita ostinatezza del Sineo, nè la pedantesca insistenza del Sanguinetti; no, il Michelini parla volontieri, ed ha il torto di andar troppo per le lunghe, di ripetersi un pochette, di dir cose poco nuove, e di voler far tutto ciò quando già venti oratori hanno parlato prò e contro e intorno alla materia di cui si tratta; ma bisogna rendergli giustizia col riconoscere, che talvolta